Una ricetta…ciclopica!

Una ricetta…ciclopica!

“Dentro lo speco noi guardavamo, stupiti, ogni cosa:
ché sotto i caci i graticci piegavan: d’agnelli e capretti
rigurgitavan le stalle: distinti eran gli uni dagli altri,
a parte i grandi, a parte i mezzani, i lattonzoli a parte”.

(Odiessea, canto IX, vv. 218-220)

Questi versi dell’Odissea ci permettono di guardare una realtà passata, attraverso gli occhi di Ulisse, che, giunto presso l’Isola dei Ciclopi, entra nella grotta di Polifemo e vede divisi tra loro gli agnelli e le capre e i “caci”, cioè delle belle ed invitanti ‘pezze’ di formaggio. L’Odissea è proprio la prima documentazione scritta che possediamo su la produzioni di formaggio in Sicilia, Polifemo, oltre ad essere un ciclope, pastore, era anche un produttore di formaggio…come dire, ci aveva visto lungo, nonostante avesse un occhio solo!

Ma i greci non sono sono stati i primi a “inventarsi” i formaggi, già i Sumeri, dopo aver già inventato la birra (applauso perchè SUMERI-TANO 🙂 ) usavano la tecnica di coagulazione del latte e sapevano sfruttare le proprietà delle cagliate per la preparazione dei ‘caci’, questo già nel 3000 a.C., ma da alcuni reperti archeologici, il formaggio veniva usato già nel 10000 a.C., usando però latte acido.

Questa breve premessa storica per dire quanto in Sicilia il formaggio e, soprattutto, la ricotta siano importanti da tempo immemore. Pensate a quanti piatti facciamo con la ricotta o i vari tipi di formaggio? I dolci deliziosi con la ricotta! Pensiamo solo al cannolo che è uno dei dolci più conosciuti al mondo. E se già nell’Odissea si parlava dei ‘caci’ siciliani, molti altri autori passati e moderni ci hanno fatto gustare con gli occhi e con i ricordi molte pietanze a base di formaggio.

Oggi vi vogliamo parlare di una ricetta che unisce il mondo siculo con quello greco: FETTUCCINE CON FAVE, RICOTTA E FORMAGGIO.

Perchè greco?! Perchè innumerevoli sono le leggende greche legate a questo legume, pensate che Eracle (Ercole, per i latini) ne andava pazzo! Secondo la scuola pitagorica, lo stelo della pianta era uno strumento di comunicazione tra il mondo dei morti e dei vivi, la leggenda narra che Pitagora si fece uccidere, piuttosto che rifugiarsi in un campo di fave. Pitagora, stesso, pensava che questi legumi fossero la porta dell’Ade, perché la macchia nera dei loro fiori candidi rappresentava la lettera “theta” con la quale iniziava la parola Thanatos, morte in greco.

Per molti altri le fave sono un simbolo di resurrezione, visto che molte volte si possono gustare, quelle fresche, nel periodo pasquale.

Come sempre…BUON APPETITO!

INGREDIENTI (per 4 persone):

600 gr di fettuccine

1 Kg di fave piccole fresche

300 gr di ricotta fresca

70 gr di pecorino

1 cipolla scalogna

Olio d’Oliva, sale e pepe q.b.

Pasta con la ricotta, gustata durante un’escursione a Lentini

Soffriggete la cipolla, finemente tritata, in un tegame con olio. Aggiungete le fave che avrete sgusciate e private del cappelletto, il sale, il pepe e poca acqua calda e lasciatele cuocere coperte, a fuoco molto basso, per circa venti minuti. Controllate di tanto in tanto, che non si asciughino ed eventualmente aggiungete acqua. A questo punto, lessate el fettuccine in acqua salata, scolatele e conditele con la ricotta già sciolta con qualche cucchiaio di acqua di pasta. Unite le fave e servite spolverando con abbondante pepe e pecorino!

Un’altra versione potete farla con i piselli! Questo è un primo molto famoso a Ragusa. Ringraziamo sempre la nostra socia Maria Montagnino, per le ricette tradizionali siciliane.

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